Attualità e prospettive dell'attaccamento. Dalla teoria alla pratica clinica di Giorgio Rezzonico e Saverio Ruberti

Per quanto riguarda una prospettiva attuale e futura dell’attaccamento segnaliamo il libro di Giorgio Rezzonico e Saverio Ruberti.

La recensione è di Stefania Esposito.

Attualità e prospettive dell’attaccamento è un viaggio narrato a più voci, che si sviluppa lungo traiettorie diverse e complementari

L’interessante e attuale lavoro a cura di Giorgio Rezzonico e Saverio Ruberti raccoglie riflessioni, aggiornamenti, spunti e ricerche che raccontano le evoluzioni attuali e le prospettive future della teoria dell’attaccamento, in un viaggio che, partendo dalle illuminanti intuizioni di Bowlby, conduce il lettore attraverso apporti, influenze e progressi determinatisi nel tempo, fino ad oggi.

Il viaggio è narrato a più voci, e si sviluppa lungo traiettorie diverse e complementari.

Reda offre un contributo che connette Teoria dell’attaccamento e sistemi complessi. Psicopatologia, senso di sé e funzionamento affettivo e sociale vengono, in quest’ottica, ricondotti all’assenza di consapevolezza emotiva e a meccanismi di disregolazione tipicamente appresi già in età evolutiva. Il terapeuta è tratteggiato come una guida “perturbativa”: una base sicura, che consente al paziente di esplorare, e al contempo lo accompagna a sperimentare le emozioni fino a quel momento evitate e disconosciute, al fine di attribuire loro un personale significato e riappropriarsene.

Ruberti narra l’influenza della teoria dell’attaccamento sulla psicologia cognitiva italiana, ripercorrendo le tappe storicamente significative e delineando l’importanza rappresentata dall’apertura del cognitivismo rispetto al ruolo delle emozioni, dell’intersoggettività e della stessa relazione terapeutica.

Lambruschi illustra un interessante modello a tre assi per la concettualizzazione clinica, che integra, appunto, gli assunti della teoria dell’attaccamento alle organizzazioni di significato personale. Il modello, al quale lavora il gruppo di ricerca TAM della Scuola Bolognese di Psicoterapia Cognitiva, viene spiegato nel funzionamento ed esemplificato attraverso la descrizione di un caso clinico.

In successione, i contributi di Farina, Tagliavini e Boldrini si focalizzano in particolare sull’attaccamento disorganizzato, approfondendone le evoluzioni storiche, le applicazioni cliniche nell’ambito della psicopatologia dell’età adulta e della psicotraumatologia, nonché i possibili scenari futuri.

Maggiormente focalizzato sul versante clinico l’apporto di Rezzonico e Pellegrini, che, attraverso la narrazione di un caso clinico (che, peraltro, risulta molto interessante), esemplificano l’utilizzo della teoria dell’attaccamento nell’ambito della psicoterapia di matrice costruttivista e cognitivo-evoluzionista.

Ardito, Mensi e Adenzato presentano i risultati di uno studio longitudinale condotto in Romania (il BEIP, Bucharest Early Intervention Project). La ricerca, finalizzata ad indagare gli effetti dell’istituzionalizzazione e dell’affido sulle traiettorie evolutive dei bambini, si poneva l’obiettivo di comprendere in quale misura lo strumento dell’affido sia una alternativa migliore all’istituzionalizzazione. I ricercatori hanno esaminato le differenze tra i bambini istituzionalizzati o affidati, rispetto a quelli cresciuti nella famiglia di origine, sia rispetto allo stile di attaccamento che in merito al linguaggio, allo sviluppo intellettivo, alle abilità sociali e alla loro risposta allo stress.

A conclusione del testo, lo scritto di Gambarana pone in confronto le diverse concettualizzazioni dell’attaccamento proposte da Giovanni Liotti e Vittorio Guidano, sulle quali condivide stimolanti riflessioni.

Il testo risulta ricco di spunti e di dati, lasciando trasparire il lavoro considerevole compiuto dagli autori. Appare inoltre una lettura importante per intuire le traiettorie future e soprattutto per comprendere quanto la teoria dell’attaccamento, nel suo essere fonte di cambiamento socioculturale rispetto alla visione dell’essere umano e della società, abbia contribuito in modo sostanziale sia alle evoluzioni della Psicologia clinica che all’umanizzazione delle strutture socioeducative e assistenziali.

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