Edoardo Pessina in ricordo di Gianni

Ciao Gianni, in questi giorni ho scritto e letto tantissimo di te.
Voglio dirti che il tuo modo di stare con noi studenti e con me era così coerente con quanto ci insegnavi, sempre appassionato e appassionante, così capace di rispettare il dolore e le persone, empatizzare,  saper guardare il crudo e l’assurdo, ma non demordere, saper essere sempre generativo e costruttivo; da farmi toccare con mano quanto davvero la coscienza sia relazionale. Quanto di vero e prezioso ci sia nel tuo lavoro, così complesso da studiare, così immediato da vivere all’interno della realzione con te.

Quando con i miei pazienti rischio di concentrarmi troppo su contenuti da affrontare ed obiettivi da raggiungere, mi ricordo che persino con te, che mi hai dato alcuni tra i contenuti e gli obiettivi fondanti il mio modo di lavorare, riuscire a pranzare insieme e chiedere e ascoltare e stare e guardare insieme verso, era più importante ancora di qualsiasi cosa mi hai aiutato a vedere e capire.

Per questo, non posso che scriverti queste righe alla seconda persona singolare.
Edoardo Pessina

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