Luigi Guerisoli in ricordo di Gianni

Abbiamo salutato Gianni. Per tutti noi era Gianni. Ognuno di noi, come ha scritto il dolce e inimitabile Roberto, ha avuto il suo proprio dolore dove ci siamo immersi con i nostri ricordi, senza cercare di evitarlo, ma alimentarlo, coccolarlo, tenerlo stretto nelle mani e nel cuore. Ogni tanto il sospiro  profondo ci sollevava dal nostro dolce peso e, guardandoci intorno, vedevamo le facce grigie e tirate, impotenti a sottrarsi ad una perdita così dolorosamente immensa, dei colleghi, degli amici, di sconosciuti che ci restituivano una comunione di emozioni. Gianni…Gianni…il pensiero andava oltre quella piazza, volava sulle teste del mesto gruppo dei presenti, toccava città e paesi lontani, entrava nelle università e nei luoghi di cura: un Grande Maestro anche lì, insostituibile. La perdita diventa enorme, incalcolabile. Mi tornava in mente l’emozione provata entrando a  Napoli, nella cappella del Pio Monte della Misericordia, davanti alle Sette Opere di Misericordia del Caravaggio. Grandi tele di pregevoli artisti per ciascun lato, fino ad arrivare davanti a quella del Caravaggio. Tutto scompare, l’artista vedeva altro, qualcosa che noi non avremmo saputo vedere senza la sua arte, però adesso è lì davanti a noi che ci illumina dentro, con una forza inarrestabile cui nessuno può e vuole, sottrarsi. Giovanni Liotti era anche questo. Un uomo che guardava oltre e umilmente ma con decisione ferma, ce le mostrava. Con pazienza e rispetto. Ma non sempre era così paziente. Come il Caravaggio era pronto alla sfida ed allo scontro, non aveva paura. Le sue stoccate erano micidiali e inevitabili. Mostravano l’insopportabilità all’arroganza ed al non riconoscimento della fatica del suo lavoro. Il duello era breve e prevedibile l’esito. Non capiva l’avversario, che la sua creatività costava sacrifici e rinunce e solitudine. E’ faticoso essere un Genio. E come Caravaggio è morto nel pieno della sua creatività, come se qualcuno si fosse spaventato di tanto coraggio.

Loading…